Le razze ovine previste dal disciplinare di produzione dell'Abbacchio Romano IGP sono Sarda, Comisana, Sopravissana, Massese, Merinizzata Italiana e relativi incroci.


SARDA
La Sarda è una razza italiana autoctona della Sardegna e poi diffusa in tutta l'Italia centrale. Si ritiene che derivi dal muflone che vive allo stato selvatico sui monti del Gennargentu. Di taglia media, è una razza rustica, molto produttiva e a prevalente attitudine alla produzione di latte.


COMISANA
La Comisana è una razza italiana originaria della Sicilia e  derivata da razze ovine del Mediterraneo incrociatesi con ovini siciliani. E' conosciuta anche come Testa rossa, Faccia rossa o Lentinese. Di taglia medio - grande, la sua lana è piuttosto grossolana e viene usata per materassi, ma la sua attitudine prevalente è alla produzione di latte.

MASSESE
La Massese o Fornese, è una razza autoctona italiana originaria della valle del Forno, in provincia di Massa Carrara. E' unica fra le pecore italiane per il suo vello di colore grigio piombo o marrone, con la parte terminale dei bioccoli meno scura nelle femmine e quasi nera nei maschi. Di taglia media, la sua lana è poco apprezzata in quanto non può essere tinta; ha prevalente attitudine alla produzione di latte.


SOPRAVVISSANA
La Sopravvissana proviene anticamente dal territorio laziale, a partire dal quale si è diffusa molti secoli fa nelle Marche e in altre regioni dell’Italia centrale. Ha avuto origine dalla pecora Vissana incrociata dalla seconda metà del XVIII secolo con arieti Merinos spagnoli, francesi e recentemente con la Gentile di Puglia. Di taglia media, nel passato veniva molto sfruttata sia per la lana che per il latte e la carne; oggi viene allevata principalmente per la produzione della carne, anche se la sua lana è ottima.


MERINIZZATA ITALIANA
La Merinizzata Italiana deriva da incroci delle razze merinizzate italiane (Gentile di Puglia e Sopravissana) con altre di razze del ceppo Merino che, originario dalla Spagna centromeridionale, si è diffuso da secoli in tutto il mondo, per l’eccezionale finezza della sua lana. Di taglia medio grande, oggi viene allevata principalmente per carne e lana.

L'Abbacchio Romano IGP è allevato allo stato brado o semibrado ed è nutrito solo con latte materno e con gli alimenti naturali e le essenze spontanee dei pascoli tipici del Lazio.
Gli agnelli  e le pecore madri, non sono mai alimentati con sostanze di sintesi né con OGM e non vengono sottoposti in nessun caso a forzature alimentari, stress ambientali o sofisticazioni ormonali.
Alcuni allevatori nel periodo estivo praticano ancora oggi la tradizionale pratica della monticazione: trasferiscono cioè il gregge in montagna, in modo da permette agli animali di sfuggire alla calura estiva e di nutrirsi di foraggi freschi.
In queste condizioni ideali le pecore madri producono un latte di altissima qualità nutritiva che influisce positivamente sulle caratteristiche della carne dell'Abbacchio Romano.
Entro 10 giorni dalla nascita, gli agnelli vengono identificati con il mediante apposizione sull’orecchio sinistro di una fascetta o bottone auricolare contenente il codice di identificazione dell’allevamento per garantirne con certezza la provenienza.

Fin dall'antichità, la necessità di garantire alle pecore erba fresca da brucare, evitare loro la calura estiva e tenerle lontane dai campi coltivati in primavera ed estate, ha indotto i pastori a spostarsi con cadenza annuale per portare gli animali in zone più fresche dalle quali si tornava nei mesi autunnali ed invernali.

Il metodo di spostamento più semplice era quello "verticale" della monticazione, tuttora comunemente praticato nel Lazio, che prevedeva il trasferimento degli armenti in pascoli montani vicini, dove gli animali rimanevano dalla primavera all’autunno.

Per distanze maggiori, centinaia di km e giorni di cammino, si parla di transumanza (trans- al di là, humus- terra), una vera e propria "migrazione" che, nel Lazio, è simile agli spostamenti stagionali orizzontali tipici dei grandi tratturi Appenninici che correvano da nord a sud, ma che da essi si differenzia per la durata più breve, 8-10 giorni di cammino, e per la direzione, est-ovest.

Immenso è stato sopratutto a partire dal XV secolo, il transito di greggi che con l'arrivo dei primi freddi settembrini e delle piogge autunnali partivano dall'Umbria, dalle Marche e dall'Abruzzo per venire a svernare  nell'Agro Romano, e da lì ripartivano in primavera, lungo tragitti che spesso  seguivano le vie consolari Salaria e Flaminia

A questo passaggio stagionale delle pecore e dei pastori sono legate tradizioni, usanze e modi di vita che hanno profondamente modellato il territorio e la società laziale e che sono spesso riconducibili all'antico complesso di usi civici correlati alla pastorizia: in primis quello di pascolo (jus pascendi) da cui discendevano quelli di attingere acqua (jus aquandi), pernottare (jus pernoctandi), farsi il ricovero (jus faciendi tugurium), e tagliare legna (jus lignandi) e di raccogliere ghiande e spighe (glandare et spicare).